venerdì 31 dicembre 2010

La Retrospettiva del Mese - Alessandro Durante (aggiornamenti)

Visto che l'ultimo post era così meravigliosamente autoconclusivo, facciamo che le nuove opere del Duro, il primo regista a far parte de "La Retrospettiva del Mese", le recensiamo qui ("two gusti is mejo che uan").

LUCID DREAM #1
Ludico sogno lucido ri-preso con filtro inverso e qualche nota sintetizzata. Effetto assicurato. [Immagini non inserite poichè assolutamente dannose all'effetto sorpresa del corto].

Una postilla sull'opera omnia: solitudine (de)costruttiva o isolamento forzato? Una costr(u)izione autoimposta o una voluntas populi? Il rapporto uno-a-uno con un fantasioso Eden artificio/umanaturale diviene iperbolica esemplificazione del glaciale vuoto pneumatico che Ci relega all'autorichiesta di sostegno.

Oddio, forse a sto giro ho esagerato col dentifricio.

sabato 25 dicembre 2010

La Retrospettiva del Mese - Alessandro Durante

Ebbene sì, mica si devono sempre fare retrospettive su registi affermati, con mille capolavori alle spalle (e soprattutto dei cash).

L’uomo del mese è lui, il buon Alessandro Durante.
 
Come se la suona.

Questo giovane sognatore classe ’90, ha girato diversi cortometraggi zero budget che si possono tranquillamente vedere su Vimeo al seguente link.

Ma bando alle ciance e immergiamoci in questo “favolosa” never neverland della mente (in controtendenza).

THE – ASTRO LONTANO parte prima – THE RISE

Concepito come fumetto (e con tanto di didascalie), The è il Capolavoro (incompiuto) di questo artista a tutto tondo.

Theodore, simulacro (quasi) perfettamente coincidente con l’autore, è un ragazzo straordinario, come gli viene rivelato alla fine del corto: ha una coscienza superiore che lo porta ad avere una totale “armonia” con il mondo circostante, tema pregnante dell’opera omnia.

Da un fiore si apre un portale che conduce “ovunque e in nessun luogo” (le citazioni, magari inconsce, sono moltissime): la Natura è la nostra Essenza e, allo stesso tempo, l’Essenza del mondo stesso.

Farfalla Crepuscolare (assolutamente non casuale la scelta di nomi e scenografia) questo l’ha capito e non si fa problemi ad uccidere a sangue freddo un uomo (ovviamente mediocre nella sua normalità cittadina), incarnazione ideale di quell’Industriapolis che svuota qualsivoglia valore indirizzandoci verso una piattezza di sentimento ed emozione dinanzi alle meraviglie del Creato.
The e Farfalla Crepuscolare.
Un disegno sulla scrivania ci rivela la verità (?): siamo in un sogno costruito ad arte e, ciononostante, The (nomen omen di un’eccezionalità fuori dal comune) SCEGLIE di viverlo, forse illudendosi, forse realizzando come solo così si possa realmente vivere la propria esistenza.

Ed eccoci con lui a suonare la chitarra sospesi a mezz’aria, consapevoli dell’instabile bellezza della nostra Vita, costantemente minacciata “dai demoni” ma paradossalmente mai così sicura.

Purtroppo tocca fare qualche appunto sul comparto tecnico: le musiche, composte dallo stesso regista, sono talvolta troppo “da fiaba per bambini”, effetto certamente voluto, ma che destabilizza e stride con l’atmosfera generale di totale mancanza di punti di riferimento (soprattutto riguardo il genere anche se quello preponderante è chiaramente quello fantastico/d’avventura).

I movimenti di macchina sono quasi sempre troppo plasticosi. Capiamoci, va: partono dall’immagine fissa e poi si muovono ricordando una carrellata da videogioco punta-e-clicca primi anni ’90, ‘na roba che nun se po’ vedè (detto proprio fuori dai denti). E, allo stesso modo, la cura di 3D e montaggio non è propriamente il massimo.

Mancanza gravissima è purtroppo la fotografia, assai piatta: un uso accorto delle luci e dei colori avrebbe sicuramente giovato ad un’immagine più “evocativa” e densa di significato.

Ma chissene, sogniamo insieme a The aspettando il prossimo episodio previsto per il prossim(issim)o anno.

E vedi di farlo.

LO SCAMBIO – THE SWITCH
Di una “banalità sconcertante” è invece “Lo scambio”, una sublime cazzata atta a mostrare le abilità del Duro con i software di composizione 3D.

Unica cosa interessante (oltre ai capelli inquietanti del protagonista-regista) è la dimostrazione di interscambiabilità tra il Durante e il modello cui sta lavorando, che, casualmente è The.

I CAPELLIIIIIIII!
Non merita altre parole.

IL LEPRECAUNO
Altro corto pressoché inutile se non fosse per la dichiarazione d’amore nei confronti dell’Irlanda e delle sue leggende popolari.

Anche lui ha dei dubbi su "Il Leprecauno".
E per il flauto, ovviamente.

NOTTURNO BOSCO
Ritorno di livello: una fiaba per bambini (?) intelligenti con tanto di contrappasso dantesco. Azzeccatissima la musica e la scelta dello stile di animazione in cui spicca la bella (femme) fata(l).

A tal proposito, da notare come la donna, la bella donna protettiva, la faccia da padrona nei corti all’interno della produzione durantiana.

La Fata(le).

INDUSTRIAPOLIS
Vero e proprio cult, questo videoclip con una singola inquadratura. 

Oltre.
L’industria come sfondo effettivo di un’umanità allo sbando: le gru e i palazzi in costruzione sovrastano la notte rimanendo perfettamente impassibili dinanzi al cambiamento del medesimo mondo in cui radicano sé stessi.

Con impercettibili spostamenti e lampeggi, mostri meccanici (ci) comunicano il loro prossimo impero.

E la sua stessa distruzione.

THE MIRACLE
“A common day in the life” recita la descrizione su Vimeo. E questo è: una semplice ripresa ai propri animali domestici.

Miracoloso piano-sequenza, riesce a creare un’alchimia suggestiva componendo le immagini casuali degli spostamenti (clamorosamente sensati nel loro insieme) e il brano strumentale che l’accompagna.

E’ di una noia mortale, ma sicuramente sarà un Ricordo.

Questo gatto si sta appisolando.

THE REBIRTH OF THE GREAT EMPIRE
Il fantasma color-corretto di Industriapolis si riveste di cyberpunk.

Inquietante.
La curiosità di vedere il progetto completo (per ora trattasi di singolo trailer) c’è: diamoci da fa.

DEATH OF THE MOTH
Un’incessante camminata in quel di Milano: traffico, luci artificiali, rumori da grande città. Ed una falena morta.

Morte di una creatura che, per sineddoche, diviene la morte dell’universo spirituale stesso, che si dissolve, così, in un pugno di stelle.

E il protagonista come testimone impassibile che può “semplicemente” liberare l’anima della Natura con un semplice e significativo gesto (ribadito da un montaggio martellante).

Eccezionale la panoramica sulla Milano di notte (peccato per la mano mai ferma) ma inquadrature fin troppo piatte e mai con un senso di per loro (vera ossessione del giovane regista).

Senso del sublime rovesciato.
Postilla: assolutamente insopportabile il rumore dei passi, ma penso sia voluta come effetto.

ZOEZONE (PARTE 1)
La casualità di Zoe, del luogo in cui si trova, di quel paio di occhiali senza una lente e la retorica così composta, artefatta, in bianco e nero delle sue parole sembrano stridere e (con)fondersi in un quadro astratto e surreale, in cui il verde acceso e ipernaturale della Natura collide e si bilancia con il violetto futuristico e cyberpunk del cielo.

E quell’unica lente riflette un impietoso cameraman che non fa altro che seguirla ed amarla, Zoe. Nella sua candida, o meglio, incolore castità extraumana.

“Vivevo in una grande città ma non ricordo il suo nome”: l’anonimo domani che attende Industriapolis diviene concreto e tangibile nella sua assoluta (in)congruenza visiva, nella sua perfezione costruttiva e artificiale.

Contrasti (de)cromatici.
Lei ha però un nitido ricordo: la morte di un povero cane, processo naturale (e necessario nella sua naturalezza) che viene accelerato dal passaggio di un’automobile, la creazione manuale di un essere ingrato. La sua voce si fa così viva che il vento smette finalmente di ostacolarla nel racconto.

Nella sua spontanea ingenuità un meraviglioso caso.

Che poi è la migliore definizione per questo giovane sognatore.


La vogliamo smettere di masturbarci a vicenda?



"Cos'è, cos'è? Ma che colore è?"...

... Canticchia amabilmente Jack Skeletron. E noi proviamo a dargli una risposta.

Recensioni di film (speriamo pure libri, videogiochi, fumetti e quant'altro), lavori del sottoscritto, opinioni, minchiate con cadenza Hobby & Work e tutto ciò che è possibile pubblicare sulla Rete con pudore (?) e anche no.

E soprattutto le rubriche, scritti mensili intitolati rispettivamente:
  • La Retrospettiva del Mese: analisi e commento tecnico-tattico di una selezione di opere di un regista. Con garbo.
  • Ineditime: scopriamo un bel film inedito che non uscirà mai nel nostro Bel Paese. Sperando di essere smentiti, of course.
  • Il Revisionista: un film orribile in cui nulla si salva? Beh, capolavoro totale. Ecco, il senso in una frasecoold'effetto.
  • The O'List: amo le liste e le propinerò all'infinito, pochi cazzi.
Magari ci saranno nuove rubriche, magari qualcuna salterà la sua povera uscita mensile, ma proviamo a tenerci aggiornati: siamo 2.0, insomma!

E come direbbe una vocina elettronica: “Si gioca”...




Effettivamente c'hai ragione, Jack: è veramente una partenza demmerda. E pensavo che fosse figa, mioddio.
Vabbè.