giovedì 7 aprile 2011

Recensione: Sucker Punch (2011)


"Non sarete preparati" recita la locandina: iperbolico videogioco per nerd dal compiacimento facile, infarcito di riferimenti ludici e desaturato (letteralmente) da qualsiasi contenuto "alto".

La stucchevole sceneggiatura sembra dire il contrario, ma è eresia: Snyder gioca a fare l'innestatore Nolan, scalando livelli e livelli di oniricità, ma l'encefalogramma rimane piatto. O meglio, non gliene importa nulla: rallentato all'inverosimile, si crogiola nello scintillante sfarzo del green-back e della post-produzione, e lì penetra, abbracciato e accerchiato, nell'immersivo iper-mondo virtuale, creazione (di)storta di un Freud sotto adrenalina (in endovena).

Suicidio economico multiplayer: Larry Fong, mano destra, ne accentua i tratti fumettosi (qualcuno ha detto "300"?), Tyler Bates, in un delirio compositivo, seleziona una soundtrack all'insegna dell'abuso d'effetto, William Hoy, piacevolmente, esagera.

La mano (guantata) del Maestro dello slow-motion è (pre)potente, e la masturbazione cinefila (con tanto di ragazzette in abiti succinti, bazooka e mostri giganti) è dietro al sipario: per nerd incalliti, spregiudicati e orgogliosi. E seguaci delle superbe vacuità kitsch (d'azione), di plastica grigia adorabilmente luccicante.

Tra cui il sottoscritto che, per inciso, l'ha adorato.

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