sabato 2 aprile 2011

Ineditime: Alucarda, la Hija de las Tinieblas (1978)


Diavoli messicani urlano e sbraitano, in un groviglio orgiastico di meravigliose immagini scalpitanti di un luogo fuori dal tempo, magnetico e avvolgente ma con netti panorami sull'abisso nudo e crudo, come un abito talare strappato di dosso.

Moctezuma evoca scenari passionali e cremisi, la terra sembra scavata e riassestata, gli ambienti mostrano una natura folle, selvaggia, demoniaca: il rito si consuma in un tribale cerchio di corpi e la nudità dà più vigore agli spiriti che penetrano, carnalmente, negli illibati corpi degli innocenti, liberamente volontari, in cerca di qualcosa che le sacre bende/catene del bigottismo non possono offrir loro, l'amore.

Inesorabile maelstrom di passioni, condotto da un velocissimo montaggio (tipicamente anni Settanta) e da risvolti cromatici pieni, disturbante e surreale, con culto jodorowskiano per la pulizia estetica nella rappresentazione del sangue e del dolore (le scenografie infernali, la fotografia luminosa, il rosso acceso) e per i riferimenti evangelico-blasfemi (ma è davvero così?).

La possessione spirituale dell'amore e la liberazione fisica dai vincoli (a)morali, per questo dimenticato "cult" del sottogenere esorcistico: da esplorare.

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