domenica 29 maggio 2011

Ineditime: Aragami e 2LDK (2003)

"Girare un lungometraggio in sette giorni, con due attori principali, un duello mortale, in una singola location": una provocazione del produttore Shin'ya Kawai ai due nipponici registi Ryuhei Kitamura e Yukihiko Tsutsumi. E nasce il Duel Project.

2LDK di Yukihiko Tsutsumi
L'instabilità dei rapporti obbligati deforma la visione del tutto: la regia, dettagliatamente alienante, divide le due opposte coinquiline chiuse nello stesso microscopico appartamento (2LDK, un termine giapponese che indica "Two (Bedrooms), Living, Dining, Kitchen"); la loro (dis)somiglianza trova compimento nell'esplosione pacatamente controllata (?) di violenza fisica, in cui gli schemi fissati si rompono definitivamente (l'irruzione in campo è permessa).


Tsutsumi esplicita il (suo) pensiero: l'Ambiente è il terzo personaggio, causa, conseguenza e deus ex machina della vicenda, chiave di volta e punto di non ritorno. Alterato il personaggio, si altera la percezione stessa di spazio-tempo (dilatato), del senso di colpa (annullato), dell'umanità (dimenticata).

Angosciato e scorrevole.

Aragami di Ryuhei Kitamura
Passa da incredulo a divinamente illuminato, il protagonista di Aragami: la mitologia, sapientemente metabolizzata, non è più atta a spiegare al popolo, ma a far aprire gli occhi agli eletti, a coloro che sono pronti ad apprendere ed andare al-di-là. Proprio quando si agisce si comprende: il dialogo è una beffa, la violenza è la via per trascendere.


Ed è qui che Ryuhei si lascia andare, dopo la compostezza riflessiva (?!) della prima parte (la fotografia ne è l'emblema): carambole funamboliche, scintille, pistole, spade, musica elettronica e rock, e via discorrendo che, in un'operazione simile, non possono che fondare il senso stesso del film.

Tamarrata finale immancabile: gustoso.

In definitiva, un progetto interessante, veloce, che non annoia. Farà la storia dell'underground.
Ogni riferimento è puramente casuale.
PS: Forse ho mentito, Wikipedia dice che in Italia, 2LDK è uscito. Vabbè.

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