domenica 13 febbraio 2011

Ineditime: Trolljegeren - The Troll Hunter (2010)

Fare un mockumentary, nel 2010, originale, dopo che i vari "The Blair Witch Project", "Road to L.", "REC", "Cloverfield", "The Poughkeepsie Rec... Ehmmm... Tapes" hanno dato una bella (e definitiva) svolta al genere, è davvero impresa titanica.

Il però è d'obbligo: nel nostro caro continente (con la moneta unitaria), le idee, ma soprattutto le tradizioni da cui trarre buonissimi film dell'orrore con un'identità vera e propria, sono all'ordine del giorno.

Al troll nessuno c'aveva pensato: e chi se non i norvegesi?

Pescando a piene mani dalle leggende e dalle fiabe, ma decostruendone le certezze e ricreandone una propria (decisamente più misteriosa), tal André Ovredal elimina (ma neanche troppo) gli stilemi tipici del genere (l'attesa, il non-visto, la distanza dall'obiettivo che si vuole raggiungere ecc.) inserendoci, in men che non si dica, nel pieno dell'attività del "cacciatore" di troll/notizie.

Montaggio azzeccatissimo (ogni tanto poco giustificato, ma it's only rock 'n roll) e struttura perfettamente ripetitiva (e grazie a Dio, ma meglio non dirlo prima di eventuali spiacevoli incontri, evitata l'aggiunta di musiche ingiustificate), ma fondamentale nel film è l'apporto della cultura nordica: c'è odore (o puzza?) di Scandinavia dal primo all'ultimo frame.

La (ri)produzione di un mondo atavico, millenario, mai così urgente e asfissiante, nella sua (in)visibilità, è messa a fuoco attraverso la lente dei racconti (e delle bugie) che nascondono una verità così evidente da essere non solo sotto gli occhi di tutti, ma ribadita nella Storia di un Paese dal suo principio fino al critico presente attuale.

Un atto d'amore verso la propria Patria, i suoi paesaggi, la propria natura; un atto gratuito e doloroso, come la confessione di una verità mascherata; come le imprese di un eroe che rimarrà per sempre nell'anonimato.

E alla fine ci casco sempre nell'autocompiacimento fine a sè stesso e che fa molto cool, però davvero gran bel film, di cui si trovano i sottotitoli nel nostro idioma e che merita: tensione, effetti speciali che spaccano, interpreti naturali e mockumentary.


Vabbè, il mockumentary "ha rotto il cazzo", ma più in teoria che in pratica. Io ne vado ghiotto.



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