" [...] Ieri pensavo solo a correre, stanotte voglio non muovermi e guardare la luna color luce che arriva su questa riviera giovane mangiando un altro giorno mentre io quaggiù posso solo guardare e sperare che qualcosa sia successo e che qualcosa succederà prima che anche l'ultimo giorno che mi resta entri per sempre nella sua pancia.
Voglio che il mio cuore batta sempre e voglio la vita addosso, il cielo sopra, la sabbia sotto e l'amore sempre tra le mani come un gelato al limone mangiato in riva al mare in un pomeriggio di maggio quando il più bello sta per cominciare e continuare come prima, così veloce e così immortale."
Voglio che il mio cuore batta sempre e voglio la vita addosso, il cielo sopra, la sabbia sotto e l'amore sempre tra le mani come un gelato al limone mangiato in riva al mare in un pomeriggio di maggio quando il più bello sta per cominciare e continuare come prima, così veloce e così immortale."
Eruzione di cultura anni Novanta, (s)vestita di aspro e amaro.
La riviera romagnola, in un caldo assassino, appiattisce e conforma: solo con un caschetto viola si può continuare a vedere il tramonto emergendo dalle buie acque marine.
Tra topless e orgasmi (non) consumati, la noia di un'estate infinitamente senza identità e indefinitamente identica.
Ribolle di popolar-italiano, ribolle, sfrenata, di angoscia e squallore, una "nazione" senza pudore nella sua epide(r)mica lotta contro sè stessa, per una sopravvivenza da giungla concreta, in un corale Inferno che risuona di campane in giubilo, festante.
Romanticismo sniffato e urlato in riva ad un patrigno mare glaciale.
Che soffoca e inghiotte.
Il 31 agosto: l'alba.
Non mi ha convinto molto (sembra un po' fine a sè stesso e ripetitivo), ma l'ultima pagina vale e illumina(l).
Che amarezza.
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