sabato 5 marzo 2011

Recensione: Hereafter (2010)


La camera sale, si alza: non rimane al piano terra, decide di andare oltre. Aldilà.

Aldilà del terrore, del dubbio (concreto), dell'insicurezza; scollandosi di dosso il cartellone pubblicitario del sè-immagine-passato, eternamente (?) alla ricerca di risoluzioni terrene di questioni ideali, perchè forse neanche ce n'è, di risposte.

Il confino di una stanza piena di poster o di fotografie tiene (rac)chiusi in sè stessi, condiziona: travalicando l'ingresso le scelte sono molteplici, ma solo una è la Vita.

Intensità terrena si infrange dinanzi ad un vecchio coltello da cucina portato da casa, ma c'è stata, era tangibile, presente. Nullificata dall'anamnesi, ma c'era.

Un uomo, una donna, un bambino toccano, portandone le vesti, la fine. E riabbracciano l'inizio, una ri-nascita che comporta l'assimilazione dello ieri, la consapevolezza del domani, filtrata attraverso l'azione dell'oggi.

Assaporare. Amare. Vivere.

Fisicità, quotidiana dimensione: ora.

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